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VelaEstate 2011

 

Alla seconda partecipazione Pepe riesce a giungere al termine di questa classica regata lunga, l'anno scorso infatti ci siamo dovuti ritirare per l'assenza di vento. Stavolta invece la storia è stata differente...

 

 

Fedele si diverte a portare "arma di fine di mondo" all'inizio della regata

 

Pier Mario e Federico

Massimo ed Alberto

 

l'isola di Palmarola in vista!

 

la classifica provvisoria

 

Anche la VelaEstate 2011 l'abbiamo finita! Il digiuno del Pepe sulle regate lunghe è veramente terminato, anche se si conferma la scarsa competitività della barchetta su questo tipo di regate. Le previsioni meteo, per una volta rispettate, prevedevano un'andata verso Ponza di tutto riposo, mentre il ritorno appariva molto difficoltoso. L'andata infatti è stata caratterizzata da un vento tra il ponente ed il maestrale che ci ha permesso di scendere verso Ponza inizialmente con lo spi leggero "arma di fine di mondo", poi con l'aumentare dell'intensità  vento, arrivato oltre gli 11 nodi apparenti al traverso, lo spi è sceso in cala vele, pensando di sostituirlo con il gennaker. Per farlo abbiamo aperto il genoa ed abbiamo deciso di proseguire a vele bianche, perdendo poco più di mezzo nodo rispetto alla configurazione precedente ma con un lavoro della ciurma per tenere in riga la barchetta ben più ridotto. La velocità della barchetta si stabilizza ben oltre i 6 nodi. Ne approfittiamo per mangiare, il ritorno non sarà molto propizio ai pasti se non cambiano le condizioni meteo. La navigazione diventa, senza lo spi, quasi noiosa ma poter vedere comparire piano piano le sagome delle isole Pontine in lontananza ci rincuora. Le altre barche ci staccano, siamo decisamente i più piccoli in regata, ma riusciamo a vedere le loro sagome all'orizzonte e rappresentano un ottimo punto di riferimento per il timoniere. Palmarola si palesa in tutta la sua bellezza, troviamo il tempo di scattare qualche foto con Palmarola come sfondo, a Ponza arriveremo col buio e non potremo vederla bene nè tantomeno fare foto. Il mare, siamo coperti da Palmarola, diventa meno fastidioso, in compenso il vento comincia ad essere molto variabile sia in direzione sia in intensità. Arriviamo a punta della guardia alle 20:55 e la navigazione diventa veramente difficile, il vento passa dai 5 o 6 nodi quando si è riparati dalle alture di Ponza, ad oltre 20 nodi quando si è aperti al maestrale. Fortunatamente Massimo conosce bene Ponza e ci da delle preziosissime indicazioni sulla presenza di scogli. Prendiamo e togliamo più volte la prima mano di terzaroli, le virate sono continue, ma alla fine Ponza viene quasi doppiata, manca solo l'isolotto di Gavi, che ci riserva una bella sorpresa: una bonaccia quasi totale, che ci costringe ad arrancare a poco più di un nodo con degli scogli affioranti che sono un po' troppo vicini. Sembra che finalmente sia fatta, quando vediamo la luce rossa di una barca a vela diretta verso Ponza, viene da destra dobbiamo dargli acqua, abbattiamo per evitare gli scogli perdendo tutto quello che avevamo faticosamente guadagnato, poi quando ci passa accanto ci rendiamo conto che è a secco di vele, sta procedendo a motore senza la luce bianca. Esprimo al tizio tutta la mia disapprovazione per il mestiere che la madre porta avanti sulle strade consolari e si ricomincia il gioco delle virate.

Finalmente Gavi è passato, ma il buonumore dura poco, il mare è veramente fastidioso e il vento è in faccia: sarà un ritorno verso casa bello pesante. Il mal di mare comincia subito a mietere la prima vittima, siamo uno in meno, ma la regata continua. Cerchiamo di portarci verso la costa sperando che li il vento sia più favorevole, ma non succede il bordo verso terra è decisamente migliore rispetto al bordo perdere in uscita. Vedo le miglia che mancano all'arrivo diminuire abbastanza velocemente sul bordo a terra, mentre nell'altro bordo la distanza addirittura aumenta, la VMG verso il Waypoint è negativa: psicologicamente è devastante! Per tutto il resto il resto della regata sarà così, a parte una bella bonaccia al traverso del Circeo. Nel bordo verso terra arriviamo il più possibile verso riva, quando l'ecoscandaglio segna meno di 6 metri di profondità viriamo. Poco dopo l'alba un altro componente dell'equipaggio cede al mal di mare. Rimaniamo in 3 e la strada da percorrere è ancora lunga. Continuiamo a fare bordi per tutta la giornata, la velocità è buona ed il vento aumenta ancora, siamo sui 20 nodi, prendiamo ancora la prima mano di terzaroli. L'avvicinamento sembra lentissimo, arrivati davanti a Fiumicino, troviamo una boa e faticosamente ci avviciniamo, poi quando siamo arrivati ad un decina di lunghezze, arriva un gommone e la toglie! Maledizione era di un'altra regata, tutto tempo perso. Finalmente "occhiodifalco" Federico scorge una boa ad un paio di miglia a nord della nostra posizione, è la nostra,  ancora bordi con il vento nel frattempo arrivato a 24 nodi, ma è in vista la fine della regata. Se Eolo vuole la passiamo, la stanchezza è scolpita sui nostri volti, si dovrebbe dire disegnata, ma non renderebbe l'idea! La tensione si scioglie, mettiamo motore ed il pilota automatico per le ultime miglia che ci separano dal rientro in porto. Oltre alla tensione cala anche l'attenzione ed entriamo "dentro" un'onda che ci lava completamente con l'odorosa acqua del Tevere, fortunatamente avevamo tutti la bocca chiusa.

La ciurma del Pepe era composta da:

Alberto Allevato

Federico Siciliano

Massimo Micali

Fedele Agostini

Pier Mario Bozzuffi