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Roma Giannutri 2011

 

 

Per la terza volta Pepe partecipa a questa classica regata lunga, le 2 precedenti edizioni non sono andate a buon fine: nell'edizione 2009 ci siamo ritirati a 20 miglia dall'arrivo per la stanchezza, nella successiva non siamo neanche partiti a causa di una cima presa nell'elica uscendo dal Tevere. Stavolta invece la storia è stata differente...

 

 

 

 

 

 

 

 

il Pepe ormeggiato nel Porto di Roma in attesa di ricaricare le batterie

 

 

i premiati per la classe crociera

Dopo 4 tentativi andati a vuoto, il Pepe riesce a portare a termine una regata lunga, la Roma-Giannutri-Roma, portandosi a casa anche un onorevole (ed inaspettato) 3° posto in classe crociera. Le precedenti esperienza sulle "lunghe" avevano portato magri risultati: Giraglietta 2009 per fuori tempo massimo, Giannutri 2009 a causa del malore di uno dei componenti dell'equipaggio, Giannutri 2010 neanche partiti per una cima nell'elica in uscita dal Tevere, Roma Ponza 2010 ritirati per assenza di vento. Stavolta però siamo arrivati in fondo, anche se non tutto è andato per il verso giusto, anzi! C'era il nuovo boma in carbonio da provare, a proposito, mai fare una regata con a bordo attrezzature non testate approfonditamente prima, ed una ciurma che solo in parte aveva navigato insieme sul Pepe. Ma non ci spaventiamo di nulla! le previsioni del giovedì dicono poco vento, quelle di venerdì molto vento: a chi credere? Salomonicamente partiamo con il genoa 2 e la randa 1 sperando in una via di mezzo, il comitato di regata decide per una boa di disimpegno per evitare di farci partire in poppa con lo scirocchetto che in quel momento spira davanti al Porto di Roma. C'è comunque il solito pierino che nonostante le 130 miglia da percorrere parte come se si dovesse fare un bastone da 6, noi partiamo con tranquillità in seconda fila tenendo d'occhio Quasar I che ha a bordo Marco Maurizi, un tattico di eccezione. Con qualche problema, dopo la boa di disimpegno lo spi leggero "arma di fine di mondo" sale a riva e ci troviamo nel mucchio dei partenti, subito quelli che hanno utilizzato il gennaker si discostano da noi tenendo rotte più all'orza ed il nostro intendimento di tenere sotto controllo Quasar I va "all'Olgettina". Il sole nel frattempo tramonta con un cielo rosso bellissimo, la velocità comunque è buona e sembra delinearsi una regata tranquilla, a metà tra le previsioni di giovedì e venerdì come avevamo sperato. Nonostante il buio continuiamo a tenere lo spi a riva, anche se il vento incomincia a girare in senso orario ed a intensificarsi; ci stiamo facendo un bel traverso. Decidiamo per una ammainata dello spi, Fedele si lamenta che al buio non vede come si comporta lo spi, tanto vale utilizzare il gennaker più pesante e facile da portare mentre Fabrizio scende sottocoperta a prenderlo la rotazione del vento si accentua: decidiamo allora di aprire il genoa per avere una navigazione più tranquilla.

Mentre passiamo al largo di Riva di Traiano, con il vento nel frattempo rinforzato a 16/17 nodi di apparente, incrociamo una barca che a secco di vele rientra al porto di Riva ritirandosi, al termine della regata sapremo che sono i nostri amici di Shirly che hanno avuto grossi problemi con la presa di terzaroli e per questo hanno dovuto abbandonare. Continuiamo imperterriti senza perdere la concentrazione, la regata si presenta molto più difficile del previsto, mentre il vento diventa un bel maestrale ad oltre 20 nodi in apparente. Maledico la decisione di aver utilizzato la randa 1, lezione imparata: d'ora in poi se è previsto vento anche moderato sale a riva la randa 2: cambiare la randa di notte con quel vento e con il mare che monta decisamente non è una impresa facile; viceversa passare alla randa leggera se non c'è vento si fa tranquillamente, ammesso che se ne abbia voglia! Per evitare l'eccessivo sbandamento portiamo il carrello sopravento, lascando la scotta ed il vang per sventare la parte alta della randa: funziona, la barchetta diventa un po' più docile. Sono le 4 del mattino passate e sfinito mi addormento sdraiato per terra in pozzetto, quando mi sveglio sono le 5 ed è chiaro, vediamo Giannutri davanti a noi, psicologicamente va tutto meglio; Federico mi avverte che abbiamo incrociato Asso di Fiori già sulla via del ritorno: beati loro, se rinasco ricco voglio un 50 piedi anche io! Giannutri nel frattempo si è avvicinata, l'abbiamo al traverso, davanti a noi l'isola del Giglio, ci dirigiamo verso il primo waypoint che lambisce la parte sud-ovest dell'area protetta, per non entrarvi dobbiamo poggiare un po': maledizione tutta  acqua persa. Verso Giannutri vedo una barca a vela, a quell'ora non può che essere uno dei regatanti, che lambisce la costa abbondantemente dentro l'area proibita, altra salva di maledizioni speriamo che nella prossima edizione della regata vengano installati i trasponder! Per scrupolo controllo le istruzioni di regata e scopro che impongono il passaggio al di fuori dell'area proibita e non di quella protetta; mi do del cretino, a ragione! Altra lezione imparata, leggere con attenzione le istruzioni di regata. Immediatamente cambio i waypoint sul cartografico, il passaggio di Giannutri è un po' meno tragico anche se, come da tradizione, dobbiamo fare dei gran bordi perché abbiamo il vento in faccia ed il mare è molto fastidioso. Vediamo qualche miglio dietro di noi un barca in regata, va bene così, non siamo ultimi. Al termine del periplo dell'isola ce la troviamo dietro di una decina di lunghezze: cavolo che recupero penso devono essere molto veloci, nelle restanti 55 miglia di regata però riuscirà a recuperare solo un paio di minuti su di noi. Che stranezza, quasi quasi mi viene da pensar male... Comunque dopo Giannutri becchiamo una piccola bonaccia, il morale cala decisamente, mentre sto pensando al Windseeker, il vento riprende vigore e il gennaker sale a riva immediatamente, la corsa verso Fiumicino riprende ed il sorriso torna sui nostri visi. La velocità è buona, il vento gira ancora ed il gennaker lascia il posto nuovamente allo spi leggero, la certezza di arrivare in fondo, l'obiettivo del Pepe per questa regata, si fa più vicino. Passiamo Civitavecchia ed il buon AIS, ci aiuta nell'incrocio con un paio di traghetti, uno in uscita del porto ed un altro in avvicinamento: grazie all'informazioni AIS sul cartografico sappiamo in anticipo che non rappresenteranno un problema per la nostra rotta. Passato Capo Linaro, il cartografico mi avverte che la tensione delle batterie dei servizi è bassa, cerco di accendere il motore, ma non solo questo non parte, ma si spengono pure gli strumenti. Immediatamente corro verso il quadro strumenti e verifico con sgomento che la tensione delle batterie sia per i servizi sia quella di avviamento sono a 10,5 volt, metto il parallelo nella speranza che 3 batterie riescano ad avviare il motore, ma non succede nulla. Decido di spegnere tutte le utenze, compresi i preziosi strumenti ed i pc che registrano uno la traccia GPS e l'altro che immagazzina tutte le sequenze NMEA della strumentazione, per risparmiare corrente per le luci di via che presto dovremo accendere; navighiamo come nell'800, bussola e windex. Mi salva il telefono che ha la cartografia Navionics, ma anche lui ha la batteria semi scarica e lo uso con grande parsimonia. Il vento è calante, la mia preoccupazione è forte, l'arrivo è tra una boa ed una scogliera e senza vento potremmo finire sugli scogli. Mentre la barchetta avanza verso il traguardo sempre più lentamente, cerco di capire cosa sia successo alla batterie, ma l'idea di una immersione in cala vele con quel mare non è il massimo: dopo qualche tentativo ci rinuncio, faremo senza motore. Monto l'ancora Fortress, la collego alla catena ed alla cima piombata, alla mala parata posso aggiungere le cime di rispetto per avere un buon calumo. Avvertiamo per telefono il comitato di regata, ci dicono di non preoccuparci, c'è Stefano con il gommone che finita la prova ci porterà dentro il porto di Ostia: un santo! Bene o male riusciamo a tagliare il traguardo, non mi pare vero, il vento calante ci portato fino all'arrivo, il mare è ancora mosso. Tiriamo giù la randa e cerchiamo di arrotolare il genoa, SET SFIGA=ON, non riusciamo nell'operazione perchè una cima che avevamo preparato per il traino si è avvolta intorno al tamburo dell'avvolgifiocco: Fabrizio lavora febbrilmente e finalmente riesce a liberare il maledetto arnese. Il gommone ci passa una cima e ci trascina con grande cautela nel porto, ci accosta alla banchina  che però ci sfila a più di un metro di distanza, rischiamo di mancare l'aggancio, ma il buon Federico con un balzo felino salta a terra e con una cima trattiene la barchetta. Siamo ormeggiati, il Pepe è in salvo e la sua ciurma anche!

Alla premiazione scopriremo che siamo arrivati al 3° posto in classe crociera, un risultato dovuto soprattutto ai numerosi ritiri causati dal cattivo tempo: ma quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!

La ciurma del Pepe era composta da:

Mario Collacchioni

Federico Siciliano

Fabrizio Gambetti

Fedele Agostini

Pier Mario Bozzuffi